La sindrome di wanderlust è un termine tedesco che indica il desiderio di viaggiare. Un desiderio che è presente solo nel 20% della popolazione, soprattutto in quelle persone provenienti dalle regioni in cui il passato e la storia hanno portato i popoli a migrare. Probabilmente Eleonora Crescenzi Lanna, alias Liunor Tripping, deve discendere proprio da uno di questi popoli.
Nata a Lenola, in un piccolo paesino in provincia di Latina, ha ben presto capito che il suo Mondo non poteva finire lì. A diciotto anni, sceglie di studiare geologia perché le sembrava un buon modo per esplorare il Mondo. Il suo primo timbro sul passaporto è stato proprio in occasione di un viaggio in Tunisia dove, insieme ad un’equipe dell’Università di Bologna, ha partecipato ad una spedizione paleontologica per il recupero dei resti fossili del dinosauro Tataouinea Hannibalis alle porte del Sahara.

Da quel momento in poi i timbri del passaporto sono aumentati sempre più e più essi aumentavano più il desiderio di scoprire il mondo e nuove culture cresceva.
In poco meno di dieci anni Eleonora ha visitato trentadue Stati in quattro continenti ma per lei non sono mai abbastanza.
Ama definirsi una cittadina del mondo, quando parla di viaggi i suoi occhi si illuminano e il suo sorriso diventa immenso. Non esiste un suo viaggio che finisca senza la nascita di un nuovo progetto, senza che un nuovo itinerario affiori nella sua testa.

Dal 2018 è coordinatrice di Avventure nel Mondo.

Da qualche tempo ha aperto un suo blog, Liunor Tripping, nel quale pubblica le sue foto e racconta dei suoi viaggi.

Di lei scrive: “Nasco col desiderio della scoperta. Viaggio facendo di ogni partenza l’inizio di una piccola rinascita. Non sopporto la routine ed il naturale affievolirsi delle cose. Cerco sempre nuovi stimoli e nuove avventure. Uso la fotografia e il racconto di viaggio per condividere con gli altri la bellezza del Mondo, per invogliare alla partenza.”

Ecco le mie domande per te:

Eleonora, quando e com’è nata la tua passione per il viaggiare?

Non so dirti con precisione quando sia nata questa mia passione, probabilmente è qualcosa che ho sempre avuto dentro e che poi, piano, piano, crescendo è venuta fuori. Sin da quando ero bambina ho sempre amato le lingue, il fatto di poter comunicare con altre persone, il poter entrare in contatto con altre culture. Mi ha sempre incuriosito il vedere come vivessero gli altri, il notare le nostre differenze o somiglianze. Il mio primo viaggio da sola in Europa è stato in terza media quando sono andata in Inghilterra per i famosi viaggi studio. Durante gli anni universitari, risparmiavo il più possibile privandomi di qualsiasi cosa pur di concedermi qualche viaggetto in Europa. La mia è una vera e propria necessità, non sopporto la routine, la quotidianità, non riesco a non viaggiare per più di un certo tempo, è come se mi tremasse la terra sotto i piedi e avessi sempre bisogno di muovermi.

Tu sei una coordinatrice di Avventure nel Mondo, ma hai anche viaggiato da sola. Quali sono secondo te i pro e i contro del viaggio di gruppo e i pro e i contro del viaggio in solitaria?

Sono due tipologie di viaggio molto diverse e che, probabilmente, vengono anche affrontate in momenti della vita in cui si ha bisogno di cose diverse.

Un viaggio di gruppo richiede tanto spirito di adattamento, soprattutto se, come nel caso di Avventure, ti ritrovi a viaggiare con quindici sconosciuti. Il viaggio non è solo tuo ma va condiviso con gli altri per cui bisogna avere la capacità di mediare, e di trovare il giusto compromesso tra quello che piace a te e quello che piace anche agli altri e spesso questo si traduce con poca flessibilità del viaggio. Magari preferiresti fermarti di più in un posto ma non puoi farlo perché sei legato al programma del gruppo e quindi questo può essere un contro del viaggio in gruppo. Un altro contro, dal mio punto di vista, potrebbe essere il fatto che a volte (ma non sempre!) viaggiando in gruppo, si tende a stare appunto in gruppo lasciando poco spazio a nuove conoscenze locali. Viaggiando in gruppo però, soprattutto nel caso di Avventure, si ha anche la possibilità di conoscere nuove persone che hanno i tuoi stessi interessi, con le quali condividerai esperienze uniche al mondo e che alla fine del viaggio ti sembrerà di conoscere da sempre. Alcune delle mie amicizie più belle e più vere sono nate proprio grazie ai viaggi con Avventure. Inoltre, viaggiando in gruppo, qualsiasi difficoltà viene alleggerita, se il gruppo è collaborativo non c’è avversità che non possa essere superata col sorriso.

Un viaggio in solitaria invece è un viaggio per forza di cose più introspettivo che ti porta ad entrare in contatto col tuo io più intimo e profondo ma, allo stesso tempo, un viaggio in solitaria non è mai veramente in solitaria. Viaggiando da sola attirerai sempre la curiosità delle persone del posto che inizieranno a parlarti e a fare domande quindi, alla fine del viaggio, ti ritroverai con un sacco di amici in più sparsi qua e là lungo tutto il tuo percorso e questo è bellissimo. Un altro pro del viaggio in solitaria è che puoi gestirlo come meglio credi, senza fare troppi piani, cucendotelo addosso come vuoi in base alle tue necessità di quel momento. In un viaggio in solitaria puoi prenderti i tuoi tempi, e concederti il lusso di trascorrere anche un intero pomeriggio su una terrazza ad osservare il panorama senza far niente. Il contro di un viaggio in solitaria è che spesso, mentre sei su quella terrazza da ore, ad osservare il panorama, avresti voglia di condividere i tuoi pensieri e le tue emozioni con qualcuno ma quel qualcuno non c’è.

Secondo te oggi, nell’era del mass market del viaggio, c’è ancora posto per il viaggio come scoperta di luoghi e scoperta di sé?

Io penso che se si ha davvero voglia di scoprire e di scoprirsi non c’è viaggio che non ci aiuti a farlo. In qualsiasi posto del Mondo si riesce a trovare il proprio angolo magari può richiedere un po’ più di fatica ma alla fine lo si trova. Non è necessario andare dall’altra parte del mondo per ritrovare sé stessi, a volte basta soltanto cambiare la strada che si fa per andare a lavoro perché un nuovo mondo si apra davanti a noi.
Lo stesso per quanto riguarda la scoperta dei luoghi, purtroppo negli ultimi tempi si sta assistendo alla diffusione di un Insta-turismo, milioni di turisti affollano dei luoghi in ogni parte del mondo, non per quello che quei luoghi hanno da raccontare né per le emozioni che suscitano ma soltanto per la ricerca dello scatto perfetto per poter aver qualche like in più. Quello per me non è viaggiare. A mio avviso, se si vuole davvero conoscere un luogo, bisogna andare “off the beaten track”, fuori sai sentieri più battuti, nei luoghi in cui non va nessuno e, un buon modo del farlo, è farsi consigliare dalle persone del posto.

Pensi che nel tempo di 15 giorni, che è la durata media di un viaggio organizzato da Avventure nel Mondo ci sia l’opportunità di entrare e conoscere un luogo o un popolo?

Dipende dai luoghi e dipende da come sono strutturati i viaggi. Nessun posto e nessun popolo si possono conoscere veramente se non passandoci mesi o anni però diciamo che in quindici giorni si riesce ad avere già una buona infarinatura. In molti viaggi proposti da Avventure si fanno esperienze di homestay ossia si sceglie di dormire in villaggi, a casa di persone del posto piuttosto che in alberghi e si prediligono attività organizzate da piccole comunità locali vivendo delle esperienze uniche che ci fanno avvicinare alla cultura del Paese che ci ospita. In Cambogia, ad esempio, ho proposto al mio gruppo di dormire in un eco-villaggio nel parco Kirirom, abbiamo dormito in palafitte di legno, ci siamo (non) lavati in latrine che si scaricavano con acqua piovana stagnante, ci siamo svegliati al canto dei galli e abbiamo giocato e condiviso sentimenti ed emozioni con le famiglie che ci ospitavano nonostante parlassimo lingue diverse. Una delle esperienze più belle ed emozionanti dell’intero viaggio.
Avventure inoltre propone anche viaggi solidali, come ad esempio il Guatemala Peten che adorerei poter coordinare, che vengono realizzati in collaborazione delle comunità locali. Si tratta quindi di viaggi che nonostante il tempo limitato sanno essere davvero intensi.

Eleonora pensi che sia pericoloso oggi per una donna viaggiare da sola? Ci sono paesi che consiglieresti ad una donna che vuole viaggiare da sola, e paesi che sconsiglieresti?

Il viaggiare da soli, a prescindere dal sesso di chi viaggia, ha sempre le sue difficoltà e i suoi pericoli. L’essere da soli in un Paese dove probabilmente non si è mai stati prima e del quale non si conosce la lingua né la cultura può nascondere tante insidie, soprattutto all’inizio del viaggio quando ci si deve ancora ambientare. Bisogna essere cauti e soprattutto dare ascolto alle proprie sensazioni. Le sensazioni non mentono mai, il nostro istinto capisce subito se c’è da scappare o se ci si può rilassare quindi ascoltiamolo! Ovviamente ci sono Paesi in cui è più semplice viaggiare da sole altri in cui può essere più complicato soprattutto per via delle differenze culturali tuttavia non me la sento di fare un elenco dei Paesi più pericolosi anche perché sarebbe basato su cose lette qui e lì, su esperienze personali o su sensazioni che mi hanno riportato altre persone. Non è possibile fare una classifica dei posti pericolosi e una dei posti non pericolosi, ogni donna è diversa dall’altra. Le reazioni che le donne hanno davanti ad una stessa situazione possono essere diversissime, una cosa che magari mette a disagio me non ha lo stesso effetto su di te e viceversa. Per farti un esempio: sono andata in Marocco da sola e prima di partire ho letto articoli su articoli in cui veniva sconsigliato quella meta alle viaggiatrici in solitaria; la mia esperienza però è stata estremamente positiva, non mi sono mai sentita in pericolo al contrario, mi sono sempre sentita accolta dall’ospitalità dei marocchini. Per viaggiare da sole in Marocco però ammetto che bisogna essere un po’ preparate, i marocchini sono molto ospitali ma sanno essere davvero assillanti per cui non me la sentirei di consigliarlo ad una donna per un primo viaggio in solitaria. Consiglierei invece di iniziare con un viaggio in Europa, il Portogallo, ad esempio, oppure il Nord Europa dove sicuramente sarà anche più facile pianificare e gestire la logistica del viaggio.

Mi dici un libro e un film che secondo te un viaggiatore dovrebbe leggere e/o vedere?

Probabilmente sarò scontata e banale ma “Latinoamericana” di Ernesto Che Guevara è stato uno dei libri che mi ha fatto sognare e arrabbiare di più durante la mia adolescenza. Grazie a quel libro sono nati tanti miei progetti e idee di viaggio, molte delle quali ancora da realizzare, ma è stato proprio grazie alle “gesta eroiche” di quei due ragazzetti a bordo della “Poderosa” che è iniziato il mio amore per le vene aperte dell’America Latina. Per quanto riguarda il film invece più che un film consiglio un docufilm si chiama “Spedizione Felicità” ed è stato girato da una coppia di ragazzi che, insieme al loro cane, hanno fatto un viaggio tra Stati Uniti e Canada a bordo di uno scuolabus riadattato in camper. Un film che fa venire voglia di avere già lo zaino in spalla appena iniziano i titoli di coda.

 Ti faccio la stessa ultima domanda che ho fatto a Marco Cuomo. Se ti dicessi che puoi fare solo un ultimo viaggio, quale faresti? O dove torneresti?

La quarantena che è appena passata mi ha fatto venire voglia di tornare in tutti i posti dove sono già stata, come se inconsciamente volessi controllare che tutto sia rimasto come quando l’ho visto l’ultima volta, che le persone che ho conosciuto e con le quali ho condiviso qualche tratto di strada siano ancora lì e stiano bene. Quindi ti direi che tornerei in Laos, dove ho lasciato il cuore o in Marocco ma anche in Belgio che considero la mia seconda casa.

Nello stesso tempo però, visto che sarebbe il mio ultimo viaggio, mi piacerebbe viverlo da sola facendomi estasiare e restando senza fiato davanti allo spettacolo della natura selvaggia e quindi… probabilmente partirei per la Patagonia.

Grazie Eleonora.

Eleonora ha un blog ricco di consigli pratici e di esperienze di vita vissuta in viaggio.

Liunor Tripping

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