“Un volo di fantasia pietrificato
La Scarzuola
Echi e riflessi fuori dal tempo e dallo spazio
Tomaso Buzzi
Un vaso di silenzio
Un trionfale inno al creato e alla creatura.”

Questo appare sul biglietto di ingresso di questo luogo magico, situato a Montegiove, in Umbria, tra Perugia, Castiglione del Lago e Orvieto.
Visitare la Scarzuola corrisponde a compiere un viaggio iniziatico all’interno di se stessi, è metafora di una trasformazione interiore alla ricerca della propria anima.
Ma partiamo da qualche cenno storico.

La Scarzuola deve il suo nome ad una pianta palustre, la Scarza, che San Francesco d’Assisi usò per costruirsi una capanna. Proprio in questo luogo il Santo piantò un cespuglio di lauro e di rose e fece scaturire una fonte d’acqua. Nel 1218 San Francesco vi fondò un convento. Nel 1956 il complesso venne acquistato e restaurato dall’architetto milanese Tomaso Buzzi (1900-1981), che progettò e costruì a fianco del convento la sua Città ideale, tra il 1958 e il 1978, concepita come una macchina teatrale.
La città Buzziana comprende 7 teatri e ha il suo culmine nell’Acropoli, una montagna di edifici costruiti da una numerosa serie di archetipi che, vuoti all’interno e dotati di tanti scomparti come in un termitaio, rivelano molteplici prospettive.
Viene così a crearsi una relazione di tipo iniziatico tra il convento (città sacra) e le fabbriche del teatro (città profana), sovraccariche di simboli e segreti, di riferimenti e citazioni.

La Scarzuola è oggi gestita da Marco Solari, nipote di Tomaso Buzzi, che si è trasferito lì alla morte dello zio, lasciando un lavoro in banca a Milano.
Marco ci racconta che il primo “matto” fu proprio San Francesco, che si staccò completamente da un sistema per crearne uno nuovo in cui vivere libero e seguire la propria inclinazione esistenziale.
Tomaso Buzzi fece lo stesso: lasciò tutto per ritirarsi alla Scarzuola e dedicarsi al “Didimo”, ovvero il suo vero sè, la sua parte nuda, priva di condizionamenti, il suo “Dio interno e creatore”.
La Scarzuola è un’opera d’arte surrealista, si ispira ad artisti come Dalì (che peraltro amava trascorre del tempo proprio in questo luogo), Escher, Arcimboldo, Palladio. Un luogo carico di simboli e segreti, un “sogno pietrificato” che attinge ad una complessa simbologia per un percorso iniziatico di rinascita, che parte dalle oscure e labirintiche profondità dell’inconscio e culmina nella compiuta realizzazione dello spirito di cui è metafora l’Acropoli, montagna di 7 edifici sovrapposti, vertice scenico della città-teatro.


Un luogo che può essere letto e decifrato su più piani, tanto che è stato oggetto di numerose tesi di laurea, e ricerche.
Ed è proprio riunificando l’invisibile col visibile, l’oscurità con la luce, che noi capiamo chi siamo.
Un luogo dunque adatto alle persone che cercano la verità su se stessi.
E Marco ci invita a fare una cosa ben precisa: “Voi, per cominciare a capire chi siete, dovete partire con l’idea che non siete. Non siete nessuno, fino a che voi non vi muovete e cercate di capire chi siete”.

Vi consiglio di visitare il sito prima di recarvi alla Scarzuola:

La scarzuola

E’ obbligatorio prenotare la visita guidata.