Da piccola volevo fare l’archeologa.

Ogni volta che vedo reperti storici mi emoziono.
Forse scavare è quello che dovevo fare nella vita.
Ora sto scavando dentro di me.
Ed è affascinante.

Un lungo viaggio interiore in cui è necessario togliere il superfluo, gli strati di terra e polvere che ci siamo costruiti addosso.

Si dice che tutto parte da noi stessi, e che finchè non ci guardiamo dentro faticheremo a fare qualsiasi cosa nella vita.

Solo che non è sempre facile. Ci vogliono i giusti strumenti, ci vuole perseveranza, ci vuole coraggio.

E’ come combattere in un’arena.

E poi, come nell’arena, ci sono gli spettatori. Quelli che guardano e giudicano, ma senza sporcarsi le mani. Quelle sono le persone di cui dobbiamo stare più attenti. Non dobbiamo necessariamente allontanarle.
Non sempre è possibile e nemmeno utile.
Solo non permettere loro di manipolarci, e di farti credere che stiamo facendo un lavoro inutile, perchè non troveremo niente, o perchè non scalfiremo minimanente la superficie. Non crediamo loro. Chi non ha il coraggio di fare qualcosa è solito dire agli altri che non la potranno fare.

E poi lì, nell’arena, fa caldo. Molto caldo. Il sudore cola lungo la schiena. E tu continui a scavare, trovi tante cose. Cose che non pensavi nemmeno che esistessero. E a volte più scavi e più si infittisce il mistero.

E alla fine trovi il tesoro più importante che potresti mai trovare:
trovi te stesso.
Il vero te stesso.

E allora capisci che è valsa la pena per tutto il sudore e le lacrime.